Una Storia di spie, edito nel 1997 per la collana "letture
per la scuola" della editrice La Nuova Italia, è uno splendido libro che,
con una originale navigazione attraverso il genere letterario della spy story,
fornisce al lettore spunti di estremo interesse per l'approfondimento della
tematica dell'intelligence, così come questa è stata percepita nella fantasia
di narratori e scrittori.
Il volume è articolato in diverse sezioni che muovono dalla creazione del
genere, per poi spaziare negli universi letterari dove l'intelligence ha trovato
contestualizzazione nell'ambito di racconti di guerra o di avventura, fino al
mondo del cinema e ai romanzi di fantasia.
Fatto assai pregevole, la raccolta in forma antologica è introdotta, di volta
in volta, da contributi saggistici di Mario Del Pero che ripercorrono la storia
dell'intelligence dalle sue origini, com'è noto assai antiche, ai nostri
giorni.
La raccolta è anche arricchita dalla pubblicazione di articoli già editi in
riviste e giornali, che si soffermano su aspetti specifici del mondo
dell'intelligence. In tale ambito, particolarmente originale il breve saggio di
Beniamino Placido, che, commentando il racconto "L'agente segreto" di
Conrad, mette in luce come i temi di fondo della spy story si rivelino
sorprendentemente identici sia nel 1907, data di pubblicazione del romanzo, che
nell'epoca attuale, dove con percorsi similari alcuni uomini "possono
cedere alla tentazione di convertire la loro invisibilità in una clamorosa
presenza. Attentando oggi a un aereo domani a un edificio...".
L'origine della spy story viene acutamente rinvenuta nel piccolo gioiello di
Edgar Allan Poe, La lettera rubata. Una rilettura accattivante, utile anche a
porre in discussione la teoria, che pure trova larghe conferme nel testo, che i
più importanti autori di spy story siano stati a loro volta agenti segreti,
quasi a voler supporre che solo disponendo di elementi di prima mano sul
funzionamento delle "segrete stanze" dell'intelligence, sia possibile
costruire una storia credibile.
Non mancano, del resto, altri e diversi spunti d'interesse. Ad esempio,
l'attenzione portata al mito di Mata Hari, che si scopre essere personaggio
molto più "affascinante" che "determinante" nella storia
dello spionaggio della prima parte del secolo, ovvero, la lettura del
celeberrimo film Casablanca, interpretato come "un capolavoro confezionato
durante la guerra dall'apparato di intelligence e propaganda degli Stati
Uniti" finalizzato a una forma di persuasione talmente efficace, in quanto
basata su universali stereotipi dello spettacolo cinematografico, da diventare
patrimonio stabile dell'immaginario collettivo occidentale.
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