Ho conosciuto il collega giallista
Luigi Calcerano quando facevamo tutti e due parte della giuria del Premio nazionale
Il Giallo a scuola del comune di Ferrara.
La giuria era presieduta dal Professor Petronio, c’erano all’interno
tanti scrittori di gialli, ma alla fine il lavoro più pesante toccò
a noi, i più giovani.
Già a quei tempi mi aveva accennato all’idea che sta alla base
di “Per uccidere Cecilia”.
Ci incontrammo ancora varie volte al Mystfest di Cattolica e lavorammo insieme
qualche tempo al progetto di ipertesto giallo "Agatha" , una sua idea
che avrebbe dovuto coinvolgere, oltre alla “coppia” Calcerano &
Fiori, Eraldo Baldini, Marcello Fois, Danila Comastri Montanari e, ovviamente,
Loriano Macchiavelli.
L'ipertesto, che è un testo composto di blocchi di parole (o immagini)
connesse elettronicamente secondo percorsi molteplici, in una testualità
aperta e perpetuamente incompiuta, descritta in termini di link (collegamento)
node (nodo), network ( rete), web (tela), path (percorso) sembrava potesse divenire
col progetto di Agatha il contenitore ideale per interessanti esperienzeper
tutti noi.
Nell'ipertesto si articolavano diversi percorsi corrispondenti a diversi filoni
narrativi, alcuni dei quali caratterizzati per essere espressione di genere
o sottogenere poliziesco o parapoliziesco.
Ciascun percorso conduceva ad un particolare sviluppo di trame armoniche che
fanno progredire la storia o/e l'indagine in maniera particolare, con contenitori
che dovevano essere, ad esempio, di impostazione classica, hard-boiled, esoterica,
horror ecc.
In effetti sempre più letteratura (teoria letteraria) ed ipertesto informatico,
aree d'attività e di ricerca apparentemente scollegate, si erano avvicinate;
ci furono alcune indiscrezioni pubblicate su “Mondo Giallo” da De
Falco, una intervista a Calcerano su Delitti di Carta , alcuni lavori preparatori
ma l’impegno finanziario scoraggiò sponsor ed editori e mentre
negli Stati Uniti si realizzava qualcosa di simile con ambiente fantascientifico,
sulla base del successo del film Blade Runner, il progetto in Italia, si arena,
fallisce.
Luigi Calcerano ha sempre ritenuto che il giallo, apparentemente luogo della
ripetizione e genere letterario conservatore poteva rappresentare (e ha spesso,
del resto, rappresentato) un laboratorio letterario di ricerca.
E' di Ellery Queen , ad esempio l'idea di interrompere la storia per avvertire
il lettore quando poteva considerarsi in possesso di tutti gli stessi dati che
aveva l'investigatore e tutti i grandi giallisti del periodo classico, del resto,
sono sempre stati allegramente e spensieratamente consapevoli di rapportarsi
e parlare ad un lettore più o meno modello.
La sfida al lettore, diceva allora, è la cosa più bella che possa
capitare di fare ad un autore per il suo lettore!
Sapevo che prima o poi ci si sarebbe misurato.
Mentre scriveva, con Giuseppe Fiori, racconti polizieschi di tutti i colori
del giallo (alla maniera di Hammett e Chandler, alla maniera di Donald E.
Westlake,
perfino alla maniera di Stanley Ellin) divertenti rivisitazioni dei luoghi comuni
del poliziesco, attraenti come un ritorno al luna park del feuilleton, Calcerano
continuava a pensare alla sua idea di tentare, sulle orme di Agatha Christie
un nuovo approccio al rapporto autore/lettore/personaggio.
Giuseppe Petronio, come fedelmente riportato nella sua apparizione nel libro,
era contrarissimo a queste piste di lavoro troppo di avanguardia, tanto che
rimproverava persino l’affermato Macchiavelli, che, nelle sue storie con
Sarti e Rosas, il personaggio dell'autore qualche volta si manifestasse nella
narrazione.
Erano in molti a pensarla come Petronio, Per uccidere Cecilia continuò
ad essere scritto e riscritto e proposto per la pubblicazione, io stesso lo
sottoposi ad uno dei miei editori, ma le richieste di tagli e cambiamenti erano
troppo snaturanti secondo l’autore, che le respinse dato che per vivere
ha la sorte di fare un altro lavoro (è un -poco burocratico- dirigente
ministeriale) e può permettersi di non sottostare troppo ai diktat delle
case editrici, se sottostà a quelli della sua amministrazione.
Da allora a parte le continue sollecitazioni di Luigi a che, dopo Carta bianca,
L’estate torbida e Via delle oche riprendessi per la quarta volta il mio
personaggio del commissario De Luca, da lui adorato, ci siamo incontrati un
po’ meno, fino al Corso di formazione per docenti sulla didattica della
letteratura poliziesca in Italia, organizzato nel 2001, per il Ministero della
Pubblica Istruzione, dall’ISIS Callegari-Olivetti di Ravenna proprio su
input dell’identità segreta del giallista Calcerano, quella di
operatore scolastico.
Quando mi ha chiamato per annunciarmi la pubblicazione del libro senza stravolgimenti,
sono stato veramente contento, è un libro che doveva essere pubblicato,
intanto perché è godibile e divertente, specie se il lettore (o
la lettrice, meglio) si appassiona alla non trascurabile componente sentimentale,
poi perché può aprire una discussione interessante tra lettori
e scrittori di romanzi gialli, infine perché fa una proposta originale
e trova una risposta atipica all’interrogativo che molti si pongono su
dove stia andando la letteratura poliziesca.
Non posso che dare un assaggio del plot, per noi giallisti il problema è
spesso proprio di ottenere dall’editore o da chi presenta il libro che
non si scoprano troppe carte, che non si sveli troppo del libro mentre se ne
parla per promuoverlo!
Cecilia, un’incantevole quarantenne, elegante, raffinata, innocente, apparentemente
inaccessibile, è scomparsa! Un commissario privo di fantasia indaga su
un suo platonico, impalpabile, rapporto extramatrimoniale, mentre, nella Roma
del 1983, si ritrovano cadaveri straziati di giovani donne.
Un romanzo diverso dagli altri, in bilico tra i generi, con appassionanti colpi
di scena, una trama spiazzante, una storia d’amore incomprensibile, romantica,
tenera e morbosa, un affascinante ma inattendibile narratore, personaggi indimenticabili,
un meccanismo giallo sulle orme delle trasgressioni di Agatha Christie alle
regole di S.S. Van Dine e una sfida all’intelligenza alla maniera di Ellery
Queen.
Dopo tanti inaspettati capovolgimenti di situazioni e di sospetti il lettore
di sesso maschile rischia di ritrovarsi come l’unico colpevole e la lettrice,
spiando Cecilia, di scoprire di sé stessa qualcosa che non conosceva
perfettamente.
Dopo tanti anni di scrittura in coppia con Giuseppe Fiori, Calcerano debutta
tardivamente come autore single, è un bell’esordio e spero che
da solo, con Fiori, col figlio Filippo, col figlio Guglielmo (Luigi si diverte
a scrivere, gioca ed ama giocare quello che John Dickson Carr ha definito ‘il
gioco più bello del mondo’, con amici e parenti!) e ci faccia presto
leggere qualche altra cosa di veramente originale come questo romanzo.
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