Povero dottore

 Luigi Calcerano

 Dedicato ad Ilde Cricchi 

 


 

 

Un attimo fa ho sentito la sua voce e mi diceva puttana,  mi chiamava cane, topino! E' qui, in ufficio e nessuno si preoccupa di cacciarlo via, lui, Cardini, Cerchiato, Giocarelli, Pisaneschi e Peppe Fiori. Posso battere al computer in queste condizioni?

Non è ammissibile che maniaci come loro disturbino una impiegata a posto come me mentre tenta di lavorare e di guadagnarsi lo stipendio, come è sacrosanto dovere di tutti gli impiegati statali e anche degli altri.

Il dottore mi sta dietro le spalle e osserva mentre scrivo a macchina e devo dire che è solo per farlo contento che sto scrivendo quello che penso e quello che sento.

Lui dice che mi farà bene e io gli ho detto che però non potevo scrivere le cose del lavoro  se scrivevo questo e lui ha detto che tanto se continuavo a strillare non solo non lavoravo io ma non facevo lavorare né lui né gli altri, nell'ufficio, e allora era meglio che mettessi per iscritto quello che mi pareva più importante - anche in vista di consegnare tutto al commissario quando tornerà per le indagini sull'omicidio del professore.

Il professore non è come Cardini, Cerchiato, Giocarelli, Pisaneschi e Peppe Fiori e non è certo Lui, ma era uno dei mutabili, uno di quelli di cui Cardini, Cerchiato Giocarelli Pisaneschi e Peppe Fiori prendono le sembianze per starmi vicino, per insidiarmi ed ottenere da me ciò che non concederò mai loro: il mio onore che è sempre la cosa più importante che ho, anche se ho 60 anni e non sono più la giovanetta romantica che si apre al mistero dell'amore in bilico sul baratro del sesso e della matta bestialità, come è successo a Priverno tanti anni fa.

Mi ricordo che andavo a fare le supplenze fino a Case Murate sui Monti Lepini e che una volta, mentre attraversavo a piedi un bosco incontrai Lui, sotto forma di uno che si mangiava pane e formaggio seduto su un tronco, ma non era certo uno qualsiasi - che ci faceva seduto su un tronco a mangiarsi pane e formaggio alle sette di mattina vicino a Case Murate, mentre io andavo a far supplenza a quei poveri ragazzini sciapacchioni vittime di chissà quali maniaci, perché i bambini sono sempre i più esposti a certa gente priva di scrupoli che vuole soddisfare le  sozze brame da pervertiti e da porci che sono... e comunque mi feci il segno della croce, che se anche il dottore non è credente è una gran brava persona e la religione è sempre un aiuto durante tutta la vita, me ne sono resa conto in un modo che né comunisti né anarchici mi potranno mai convincere del contrario per quanto impegno ci mettano.

Ma devo dire che il dottore, che adesso se ne è andato, non è che mi vuole allontanare dalla vera fede, perché lui dice "Vivi e lascia vivere" anche se poi non si comporta sempre di conseguenza, e dice che se credo avrò le mie buone ragioni, come pure se ogni tanto strillo per cacciare questi cani dalla stanza, che mi offendono e si travestono. Qualche ragione deve averla anche lui, il dottore, con quella storia delle allucinazioni auditive ed è l'unico che mi parla seriamente perché gli altri non mi parlano in faccia, mi dicono di sì, che sentono tutto e poi, dietro le spalle, dicono che sono una schizofrenica e mi vogliono cacciare dall'ufficio, per fare i loro schifosi comodi e giocare col sesso, come il ragionier De Pascali che, vecchio e cadente com'è, non mi dà pace con le sue profferte, che sono prive, fra l'altro, di gusto e di originalità, ma che crede che io mi sia mantenuta intatta per tanti anni per soggiacere poi alle sue brame morbose e pervertite di vecchio?

Il dottore, comunque, mi ha creduto quando sono andata nella sua stanza più calma che potevo e gli ho detto che avevo trovato il professor Rossi-Esposito morto nel tombarello dell'archivio, dove ero andata a reperire la pratica Cavicchioli, che dopo tanti anni era ancora sospesa e non si può far attendere la gente che lavora per tanti anni, che poi magari si finisce per dire che ormai è passato tanto tempo e non c'è più niente da fare, come dissero anche a me in Provveditorato a Latina, che se non c'era mio fratello, benedetto dove riposa, mi avevano già cacciato via allora.

Dietro le pratiche dobbiamo vedere il sorriso della persona, che  tanto da sorridere spesso non ce l'ha.

“ Adesso non strilla?” mi ha detto e devo dire che anche lui non s'era mostrato mica tanto sorpreso, ma con me è così, la gente ci fa meno attenzione, ma mica sono scema anche se Giocarelli, Pisaneschi e Peppe Fiori mi perseguitano. Il dottore non è credente e non è nemmeno della Casa delle Libertà, e questo nei confronti del male non aiuta di certo, ma mi ha dato una mano l'anno scorso quando il ministro mi voleva far credere pazza e mi ha accompagnato all'ospedale militare del Celio e ha parlato col medico, con quella lettera che si è fatto firmare da tutti che non sono pericolosa e figuriamoci se sono pericolosa io, che sono la vittima innocente e devo strillare per liberarmene, che non voglio mangiare il pane a ufo e devo pur lavorare e se ci sono Loro non mi riesce.

Ecco. Ho dovuto aprire la finestra, che mi sentivo abbottata di nervi e l'aria fresca della pioggia mi fa bene.

Scrivo ancora solo per fare piacere al dottore e perché anche se sono maestra, anzi, qui in ufficio C 2, voglio fare un po' di esercizio per dare una mano a Patrizia, Lina, Irene e Carla, che hanno tanto da fare col dottore, pure se dicono che gli statali non lavorano, ma qui non vengono mai a controllare, sennò vedrebbero che col dottore si lavora benissimo ed ognuno fa anche più del suo dovere, come una missione, anche se poi si ostina a non  cacciarli via, i maniaci, che dice di non vederli, e questo sarebbe niente, perché neanche io li vedo, ma neanche li sente e questo è certamente strano, anche se in questo mi dice la verità, lui che comunque è tanto gentile con me, anche se fra noi, certo non può esserci nulla, checchè ne dica la signorina Mignosa, dato che lui è innamoratissimo della moglie, che è un donnino veramente delizioso, se così posso dire senza che nessuno mi creda lesbica, come una volta sono certa pensasse la vittima, il professor Rossi-Esposito che non mi pareva mai esattamente lo stesso ma sempre con qualcosa di diverso, anche se non era un mutabile. Anche il direttore generale non è sempre lui ma a volte è un altro che prende il suo posto ed ha la pelle più scura, che ha un bel dire il dottore che va in montagna, ma io so che è il Cerchiato e quella volta che poi mi hanno mandato al Celio gliel'ho detto. Come pure il ragionier De Pascali, che non è certo bello e mi passa vicino e mi sussurra "cane","puttana" oppure altre cose schifose e lussuriose da tabarin, che solo la sua mente malata e pornografica gli può suggerire, lui che andava sempre a far colazione con il morto e gli faceva usare il telefono anche per le interurbane e le internazionali, che al dottore mio l'abilitazione alle internazionali non gliel'hanno mai data, a lui che gli serve per tutti quegli impicci con il Belgio.

Gli dava anche la scrivania a quel fetido, che tanto, sempre in giro a brigare relazioni adulterine extraconiugali, in ufficio ci stava poco, e Rossi-Esposito riceveva, faceva accomodare, la faceva da padrone ed ha spesso tentato di far battere al computer anche me, per i suoi scopi sordidi, io che mi sono mantenuta intatta, a sessant'anni, nonostante la vita non mi abbia risparmiato niente, come quando andai all'isola di Ponza e la bidella era tanto una brava donna che mi faceva la mattina il caffellatte col pane duro e allora potevo ancora mangiare la roba fatta dagli altri mentre ora posso prendere solo i Condorelli del dottore che di lui mi fido, mentre cambio bar ogni mattina così non mi possono mettere la roba nel latte e poi mi viene tutta quell'aria nella pancia e mi sento stordita e mi fa sputare la saliva.

Il dottore dice che dovrei andare da un dottore, medico, insomma ma come si fa a fidarsi di chi visita e tocca tante donne e comunque, con la colite, a parte gli elettroshock a Villa Serena che mi faceva il professor Magliabechi, così amico di mio fratello, benedetto dove riposa, che era l'unico a perdere tempo con i beni del povero papà e con tutte quelle firme che si devono mettere per tirare avanti che una maestra come fa a raccapezzarsi, anche se il dottore quando gli parlo di mio fratello si rannuvola e credo che non gli sarebbe stato simpatico, forse per il fatto di quando partì per il Nord a difendere l'onore di tutti noi nella repubblica Sociale, anche se io sono stata sempre monarchica fino a quando Moro mi ha convinto a cambiare partito.

Ho deciso che dirò tutto al commissario domani quando verrà. Gli dirò dell'usciere dell'altra Direzione Generale, che lui lo sta cercando perché è sparito quando è morto il Professore, e si capisce! Gli dirò anche di Lui, di Cardini, Cerchiato, Giocarelli, Pisaneschi e Peppe Fiori, che è ora che la finiscano e di tutto quello che ci hanno fatto dopo la guerra quando io ero bambina e venivano a cantare "Bandiera rossa" sotto le finestre e mamma si sentiva male e sveniva, che lei sveniva sempre, che diamine, e ci minacciavano col pugno davanti alla chiesa di Priverno e scappavano fuori i comunisti come le lumache per farci la bazzoffia.

La faceva così bene la mia nonna che era di Sezze come Gazzelloni e conosceva la famiglia e per parte di madre faceva proprio Gazzelloni, anche se non erano parenti, una zuppa meglio di quella con i fagioli. Preparava un tegame di coccio, quello dei carciofi sul fornello a carbone, e ci faceva un intingolo con le ciammaruche, le lumache più grandicelle, spurgate e sbollentate e poi messe a fuoco lento con aglio, olio, pomodoro e peperoncino, che non ne andrebbe tanto ma lei ce lo metteva perché io ne andavo matta e non è come il pepe che brucia lo stomaco. Poi ci metteva a bollire a seconda dei tempi di cottura le fave, il sellero, i carciofi, quelli romaneschi, rotondi e senza spine, poi i piselli, la cipolla, la lattuga e pure altra roba che si trovava per casa, tantevvero che diceva "mi pare una bazzoffia" quando c'era confusione o tante cose tutt'insieme. Mi ricordo che cuoceva per due o tre ore e io stavo lì a guardarla al caldo e poi lei arrivava col profumo di fumo del forno e portava le scannelle col pane. Per la bazzoffia ci voleva quello vecchio, duro fatto a fette erte e lei lo metteva nel fondo delle scodelle e ci versava sopra la minestra e ci metteva due o tre cucchiaini d'uovo sbattuto, l’olio crudo di Sonnino, il pecorino grattugiato e qualche ciammaruca col guscio per bellezza.

Un giorno voglio invitare tutta la divisione e anche il dottore con la moglie, per evitare chiacchiere della Mignosa, a mangiare la bazzoffia dalle mie parti, oppure dai Sangiorgi al Fioretto di Latina, che ancora la fanno, mi ha detto il parroco l'ultima volta che l'ho visto.

Se tutto finirà con queste indagini lo faremo presto; certo non voglio che il dottore ci venga mentre è tutto sconvolto dall'omicidio, ma se aspetto che se la sbrighi il commissario, campacavallo!, che ancora cercano l'usciere e lo sospettano di essere l'assassino.

Presto si accorgeranno che del professor Rossi-Esposito, che sta da noi per  nomina politica, non c'è traccia nel cervellone di Monteporzio, ed io me ne ero già accorta, ma lui diceva che dovevo smettere di brigare col computer, perché con quel nome si sbagliavano e alle volte lo chiamavano Rossi, altre Esposito e naturalmente trovava sempre un sacco di carte da una parte o dall'altra.

De Pascale sarebbe stato capacissimo di ucciderlo, ma è più dongiovanni che omicida e credo preferisca uccidere le donne, se solo gli si offre l'occasione.

Dirò al commissario che tenevo d'occhio la vittima da quando lo vidi coi capelli riccioluti mentre lui li portava tutti imbrillantinati e tirati come Andreotti. Non era un mutabile come gli altri e i suoi occhietti piccoli piccoli mi guardavano con malignità dietro le lenti cerchiate d'oro. Quegli occhi mi desideravano, certo, ma non erano occhi di insegnante; io li conosco come sono gli occhi di maestri e professori dopo tanti anni coi ragazzi, sono occhi stanchi, scoraggiati, con tutte le palpebre calate e le occhiaie, sono occhi mobili ma mai indagatori: i ragazzi c'è poco da indagarli. E' solo quando hanno quegli occhi che diventano presidi, cioè dirigenti scolastici, o si fanno comandare al ministero, come mi ha fatto fare mio fratello.

Elegantissimo, profumato, con le scarpe da specchiarsi e la piega dei calzoni scolpita, aveva un neo azzurrastro da preoccuparsene un po’, ma una volta lo vidi sull'altra guancia, la sinistra, proprio quando il dirigente dell'ottava divisione venne in ufficio coi calzoni del ragionier De Pascale, che dovevano averne combinate quella notte...e mi diceva di non urlare, il dottore, che era venuto a farmi compagnia nella stanza, come fa quando mi sentono strillare e me lo chiamano, ma come  faccio a non  urlare col ragionier De Pascale in mutande!

Quando viene mi comincia a fare quelle domande che mi fa perdere il filo dei pensieri. Per lui sarei borderline ma se lavoro e non do fastidio a nessuno in fondo sono fatti miei e "Vivi e lascia vivere " è il suo motto anche se poi si impiccia degli affari degli altri, che dopotutto della mia famiglia non sono affari suoi e lui  invece mi fa sempre un sacco di domande. Mi dicono che sia di sinistra il dottore, ma io non ci credo, in fondo Gesù non era poi socialista? Certo non va alle riunioni della CGIL e non sta coi comunisti, come Cardini, Pisaneschi Cerchiato a Priverno che dicevano che mio padre era fascista solo perché stava nella milizia. Sono un po' d'anni che lo conosco il dottore e se fosse comunista io me ne sarei accorta, ho un sesto senso per quei topi di fogna.

Secondo me era significativo che Rossi Esposito, il morto, lo incontravo sempre che scendeva dal quarto piano dove c'è un pezzo della Direzione Generale della Comunicazione e un pezzo dell’Informatica. Perché avrebbe dovuto prendere l'ascensore salire sino al quarto e poi scendere a piedi le scale per venire da noi al terzo piano questo proprio non lo capivo in un primo tempo. Quando arrestarono i brigatisti della sanità perché custodivano le armi, avevo anche pensato fosse immischiato anche lui e devo dire la verità era per questo che andai sul tetto a fare la mia ispezione, era le armi che cercavo e non il ferro da stiro da viaggio che invece è stato proprio quello che ho trovato e una stanza tutta spolverata che non erano certo gli uscieri a pulirla così, che, normalmente, neanche quella del direttore generale spolverano, che lui se la fa spolverare dalle segretarie. Il dottore - che scherza sempre - mi disse che non dovevo pensare che fra Viviani e Rossi Esposito ci fosse quel legame e che forse era Viviani che gli andava a spolverare la stanza ma certo non ci credeva neanche lui perché questo in ogni caso non spiegava il ferro da stiro e non si collegava con le armi nascoste che secondo me in qualche altra stanzetta nel sottotetto, sopra al quarto piano, c'erano davvero perché è un posto comodissimo, un ministero, per nascondere qualcosa e ci sono stanze dove nessuno entra per anni - nessuno normale - ma Viviani, lui sì, doveva essere un po' pazzo.

Prima di tutto per il gioco che faceva due o tre volte la settimana, a salire nel sottotetto passando sopra il transetto del ministero e poi perché era laureato e faceva l'usciere, ma nell'altra ala del  ministero non la nostra sicché io non l'avrei mai visto se non fosse stato per quella volta che mi dovetti recare al personale per la storia della mia labbrata al ragionier De Pascali. UNA DONNA NON HA FORSE IL DIRITTO DI DIFENDERSI? E poi cos'è una labbrata, data pure piano in confronto della sorte anche peggiore della morte che lui voleva riservarmi ? Fu allora che mi mandarono al Celio e il dottore nonostante avesse i suoi guai in quei giorni, e anche un po’ di febbre (io me ne ero accorta perché capisco tutto di lui ormai) mi aveva accompagnato  prima da quelle simpatiche dottoresse del centro di igiene mentale per parlare con loro di quei maniaci sessuali, se c'era modo di aiutarli e curarli o almeno farli smettere di perseguitarmi perché arrivano addirittura a spendere soldi e soldi per pedinarmi ed hanno perfino affittato l'albergo di fronte alla pensione dove abito e poi al Celio, l'ospedale militare dove, se non lo mandava via il colonnello, avrebbe quasi fatto la visita con me e mi avrebbe impedito, perché mi  faceva gli occhiacci o picchiettava col piede sulla sedia, di raccontare tutto - meno male che a un certo punto il medico lo fece uscire e potei vuotare il sacco a cominciare da dopo la guerra e dall'episodio delle gallinelle.

 Da allora aveva cominciato a venire cogli auti in ufficio e lo incontravo sull’Otto, il dottore, sempre gentile ma con la testa per aria: non è un piacere per nessuno uccidere un uomo e credo che fosse molto contrastato. Io allora non sapevo niente e il prof. Rossi Esposito mi pareva solo uno dei tanti mutevoli tanto scellerato da alzare la voce col dottore e da minacciarlo, ma nient'altro. Non pensavo certo potesse spingere una persona seria come il dottore fino al punto di farsi ammazzare da lui. Del resto cosa ci si può aspettare da un laureato che fa l'usciere, e non crede che il lavoro nobiliti l'uomo e anzi si vergogna del suo lavoro. Viviani era proprio un pazzo, ditemi voi se vi pare che una che strilla la prendono per pazza e uno che ogni tanto sale sul tetto, si fa la barba - Viviani aveva sempre la barba lunga - e si veste da capo a piedi  si dà una stirata ai calzoni e poi si mette la brillantina in testa, si pettina e si mette gli occhiali d'oro perché gli fanno gli occhi piccoli piccoli e maligni, ditemi voi se questo non è matto. Dove voleva arrivare non lo so, forse solo a vivere un po’ di giorni da professore o a farsi stimare come un docente e non come un usciere, anche se io non ci vedo nessuna differenza e lui faceva schifo sia come Viviani che come Rossi-Esposito. Con quei nomi che si era scelto poteva ben intorbidire le acque quando si cercavano le sue carte, che ce n'erano centinaia di Rossi e di Esposito e lui si lamentava che la sua pratica fosse spezzettata qua e là, ma quello che è da ammirare è che, dopo la riorganizzazione del ministero, quasi mettevano la sua targhetta  col nome sulla porta dell'ufficio del rag. De Pascali che tutto intento alle sue porcherie sessuali per il resto è uno sciocco e il ministero è fatto così che se una cosa che tutti pensano che sia normale che ci sia e non controllano come fa il dottore.

 La gente che veniva a chiedere qualcosa lui la trattava così bene che ormai si era fatto un nome  e tutti lo conoscevano e telefonavano e suppongo facesse anche del bene, sbrigando qualche pratica e guidando le persone fra i corridoi.

Pazzo com'era credo che abbia chiesto al dottore di far sparire Viviani e di farlo rimanere Rossi Esposito, imbrogliando quelli del gestore dell’informatica, una idea senza capo né coda naturalmente perché il cervellone di Monteporzio dove c'è l'anagrafe del personale non si può mica ingannarlo così. Il dottore ci avrebbe rimesso le penne e non solo i soldi che aveva cominciato a pagare al professore perché lo pagava ne ero certa avevo sentito qualche parola una volta e non se lo meritava certo il dottore un ricatto. Brava persona com'era ma tutti abbiamo fatto uno sbaglio , ma forse è stata la moglie, quel grazioso donnino a rimaner vittima di un maniaco, che sono cose che è meglio non far sapere; uno sbaglio lo stavo facendo pure io, a Pisterzo, quando stavo per buttarmi di sotto. Certe volte per gli amici o i parenti chissà - ci si può rovinare.

Povero dottore e io avrei comunque il dovere di denunciarlo al commissario questo lo so, ma certo rischierei di essere mandata di nuovo all'ospedale per questo e il dottore ne sarebbe dispiaciuto e anche quel donnino delizioso di sua moglie, che dopo  i maniaci avrebbe anche lo scandalo, e ditemi se è giusto. Per questo lascerò che il commissario continui a cercare Viviani dato che nessuno di loro che dicono di essere normali si è accorto che Viviani e Rossi-Esposito sono la stessa persona.

Povero dottore già l'omicidio l'ha ridotto che è uno straccio figuriamoci un processo e, non si sa mai, il carcere - meglio lasciare le cose così, mi sono convinta, anzi credo che distruggerò queste pagine ora che le ho scritte e la voglia di urlare mi è comunque passata.

 Non voglio che il dottore si senta in debito nei miei confronti, povero dottore, e poi, con questi assassini, non si può mai sapere...

 

© Luigi Calcerano 2005

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